Archivio della categoria: Eco-viaggi

01 lunedì Feb 2016

130994_img_newsPiù pedali e più ricarichi il cellulare, il pc portatile, l’Ipad. Nell’aeroporto olandese di Schiphol, ad Amsterdam, infatti, l’azienda WeWatt ha creato delle moto-stazioni di ricarica per smartphone e tablet. Tutto quello che basta fare è sedersi sullo sgabello fatto di materiali ecosostenibili e pedalare. In mezz’ora si può ricaricare completamente il telefono e nel frattempo approfittare per fare sport e movimento, producendo green energy. E questo, se si è stati tutto il giorno a spasso per la città e si è raggiunto di corsa l’aeroporto, niente panico se il vostro boarding pass elettronico è sullo smartphone e…il telefono scarico! Una soluzione perfetta ai tre problemi dei giorni nostri: smartphone-dipendenza, vita sedentaria e inquinamento.
L ’aeroporto di Amsterdam non è l’unico luogo in cui poter trovare le stazioni di ricarica WeBike, sono presenti anche alla stazione ferroviaria di Parigi Gare de Montparnasse, all’aeroporto di Bruxelles e in numerose università e stazioni metro di tutta Europa.

Fonte: ADN KRONOS/TRAVELNEWS24
http://www.adnkronos.com/magazine/turismo/2015/12/29/webike-soluzione-salutare-per-ricaricare-smartphone-negli-aeroporti-amsterdam-bruxelles_mc9nffrTSalZmw7DVUCeBM.html

02 mercoledì Dic 2015

Photo Marco Moretti Finland, Lapland: Bed & breakfast signIn crisi è l’industria del turismo non la voglia di viaggiare. Dal low cost siamo passati al no cost, alle più svariate forme di consumo collaborativo che vanno molto oltre la sharing economy perché non prevedono alcuna forma di transazione finanziaria. Un fenomeno nato in Nord America e in Gran Bretagna col nome di free tourism. E ora dilagato anche in Italia con un valore di ‘non spesa’ che ha raggiunto i 65 milioni di euro l’anno, come documenta l’inchiesta della società di tourism management Jfc (www.jfc.it). Si viaggia gratis in cambio della fornitura di un servizio. Una forma di baratto e talvolta di condivisione delle spese, una nuova opportunità offerta e governata da web e app che trova adepti tra gli studenti come tra i pensionati ed è utilizzata tutto l’anno con un boom in primavera e autunno.

TECNICA MUTUATA DALLA SHARING ECONOMY

A fianco di attori consolidati come il couch surfing (la rete mondiale di reciprocità nell’ospitalità gratuita tra viaggiatori), BlaBlaCar e simili (le nuove forme di autostop, con partecipazione alle spese di viaggio, coordinate in rete) e Woofing (vitto e alloggio in cambio di qualche ora di lavoro quotidiano in campi o giardini), proliferano una miriade di soggetti in tutti i settori di ospitalità e trasporti. Un fenomeno nuovo anche in termini psicologici e sociali, perché alla sua radice – oltre a risparmio e avversione al commercio – c’è la fiducia nel prossimo. Si aprono le porte della propria casa o auto a emeriti sconosciuti? Non proprio. Perché è proprio il web a coprire ospiti e ospitanti da rischi vietando l’anonimato. Il free tourism, seguendo la tecnica collaudata dalla sharing economy (da Airbnb a Uber), registra i documenti di tutti gli aderenti: se succede qualcosa si risale subito al responsabile, mentre il sistema di recensione dell’esperienza crea una sorta di rating dell’utente.

I NUOVI SOGGETTI NO COST

Warm showers è una comunità internazionale di scambio, una rete di appoggio gratuito per cicloturisti a cui vengono garantiti doccia, letto, cena e colazione.

Home swapping è scambio di casa (per un tempo definito) tra proprietari o inquilini; è un’attività collaudata da tempo proposta da diversi siti che corrispondono ad altrettante comunità.

Baratto B&B ospitalità in bed & breakfast in cambio di cibo autoprodotto o lavori di pulizia o di piccola manutenzione; è un’iniziativa italiana che raggiunge l’apice nella settimana del baratto.

Bed&learn è una comunità internazionale che propone ospitalità in cambio di insegnamento, ad esempio la pratica di una lingua straniera.

Care&sitter è una comunità internazionale che propone di prendersi cura di una casa – piante, animali, sicurezza – quando i proprietari sono via in cambio di ospitalità.

Jojob è una piattaforma web italiana dedicata al carpooling aziendale, per diffondere e incentivare la condivisione dell’auto.

 See more at: http://www.ecoreport.org/it/00012/199/io-viaggio-gratis.html#sthash.6lFBhPHY.dpuf

05 giovedì Nov 2015

118314_img_newsSicuramente uno dei più spettacolari paesaggi rupestri d’Italia che testimonia l’antico rapporto tra natura e uomo, si trova in Basilicata, a Matera a pochi chilometri di distanza dal confine con la Puglia. E’ il Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano, più semplicemente detto Parco della Murgia Materana (www.parcomurgia.it). Un paradiso per i bird-watchers, i più fortunati dei quali hanno l’opportunità di osservare specie come il biancone, il nibbio, il lanario, il capovaccaio. Altri rapaci come il falco grillaio (Falco naumanni), vivono affianco all’uomo e nidificano sotto i tetti delle case abbandonate dei Sassi di Matera o sotto le tegole dell’Abbazia Benedettina di Montescaglioso. Gli amanti di storia e archeologia nel Parco delle Chiese Rupestri trovano invece circa centocinquanta siti di culto compresi in un lasso temporale che dall’alto medioevo giunge fino al secolo XIX, generalmente ad aula unica oppure a tre o due navate.

Fonte: ADN Kronos

07 mercoledì Ott 2015

climaitaliaIl 2014 è stato l‘anno più caldo dal 1880 ad oggi, sia su scala globale che Italia, dove le temperature medie risultano le più elevate tra quelle registrate a partire dal 1961. Ma non è tutto: nei prossimi 100 anni i modelli climatici prevedono per il nostro Paese un aumentodella temperatura compreso tra gli 1,8 e i 5,4 gradi. A fotografare la situazione sono due rapporti dell’Ispra, da oggi disponibili online sul sito dell’Istituto, che illustrano lo stato, le tendenze e le previsioni del clima in Italia. Ad entrambi i lavori hanno contribuito, tra gli altri, le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente e il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare.

Il primo dei due rapporti, la decima edizione de “Gli indicatori del clima in Italia nel 2014”, illustra l’andamento del clima nel corso del 2014 e aggiorna le stime delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia. Il Report si basa in gran parte su dati derivati dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati Climatologici di Interesse Ambientale (Scia), realizzato dall’Ispra in collaborazione e con i dati degli organismi titolari di molte delle principali reti di osservazione presenti sul territorio nazionale. Ecco i principali risultati.

Temperature:
In Italia, il valore della temperatura media nel 2014 è stato il più elevato dell’intera serie dal 1961, ben superiore ai valori del 1994 e del 2003 (+1.57°C) che avevano segnato i record precedenti. In particolare, l’anomalia media annuale della temperatura minima è stata di +1.72°C, quasi 0.5°C in più del precedente record del 1994. Nel 2014, si registra inoltre il numero più basso di “giorni con gelo” e di “notti fredde” dell’intera serie. Il numero medio di “notti tropicali”, invece, è stato solo leggermente superiore al valore normale, in corrispondenza di una stagione estiva non particolarmente calda. In sintesi, il record della temperatura media annuale è dovuto più alle minime che alle massime e più ad autunno, inverno e primavera che all’estate. Distinguendo tra diverse aree geografiche, l’anomalia della temperatura media annuale è stata in media di +1.93°C al Nord, +1.63 al Centro e +1.24°C al Sud e sulle Isole. Tutti i mesi del 2014 sono stati più caldi della norma, ad eccezione di luglio ovunque, agosto solo al Nord e maggio solo al Sud e sulle Isole. Il mese più caldo rispetto alla norma è stato novembre, con un’anomalia media di +3.93°C al Nord, +3.43°C al Centro e +2.55°C al Sud e sulle Isole. Il mese relativamente più freddo rispetto alla norma è stato agosto al Nord (-0.29°C), luglio al Centro (-0.57°C) e maggio al Sud e sulle Isole (-0.20°C). Il carattere estremamente caldo del 2014 è confermato dalla temperatura superficiale dei mari italiani, dove sono state registrate anomalie molto elevate soprattutto negli ultimi quattro mesi dell’anno. Il 2014, con un’anomalia media di +0.99°C, si colloca al 2° posto dell’intera serie, dopo il 2012.

Precipitazioni:

Le precipitazioni cumulate annuali del 2014 in Italia sono state complessivamente superiori alla media climatologica del 13% circa. Il valore medio di anomalia annuale presenta sensibili differenze tra diverse aree del territorio italiano. Al Nord il 2014 è stato nettamente più piovoso della norma (+36%), al Centro moderatamente più piovoso della norma (+12%), al Sud e sulle Isole moderatamente meno piovoso della norma (-12%). Al Nord il 2014 si colloca al secondo posto tra gli anni più piovosi dell’intera serie, dopo il 1960. Al Nord il clima è stato più secco della norma da aprile a giugno, a settembre ed ottobre; è stato nettamente più piovoso della norma a gennaio, febbraio, luglio e novembre, mesi nei quali le precipitazioni cumulate sono state mediamente più del doppio della norma. La precipitazione massima giornaliera è stata registrata dalla stazione di Linguaglossa (CT, 590 m s.l.m.) in occasione dell’evento estremo del 5 novembre 2014: 330.4 mm.
Il secondo Rapporto dell’Ispra, “Il clima futuro in Italia: Analisi delle proiezioni dei modelli regionali”, presenta un’analisi delle previsioni del clima in Italia nel corso del XXI secolo, fornite dai modelli climatici impiegati nell’ambito di un programma di ricerca focalizzato sull’area del Mediterraneo (MedCordex). Il Rapporto prende in esame le proiezioni climatiche fornite da 4 modelli, allo scopo di esporre in sintesi gli elementi di conoscenza e le incertezze che riguardano le proiezioni del clima futuro in Italia nei due scenari più rappresentativi: uno ottimistico e uno pessimistico, come prospettati dall’Intergovernmental Panel for Climate Change (Ipcc), che ha recentemente ridefinito gli scenari futuri a scala globale, corrispondenti alle possibili evoluzioni delle diverse componenti (emissioni di gas serra, inquinanti e uso del suolo) che condizioneranno il clima nel corso del XXI secolo.

Temperatura:

I modelli concordano nel prevedere un riscaldamento piuttosto costante nel tempo: nel corso di un secolo, si prevede un aumento della temperatura media in Italia compreso tra 1.8 e 3.1 °C nello scenario ottimistico e tra 3.5 e 5.4 °C in quello pessimistico. Il previsto aumento della temperatura media è attribuibile in modo più o meno equivalente sia all’aumento delle temperature massime diurne che delle temperature minime notturne. Le variazioni previste dai modelli sono piuttosto uniformi su tutto il territorio nazionale; distinguendo tra le diverse stagioni, l’aumento della temperatura più marcato si prevede in estate, con variazioni a fine secolo comprese tra 2.5 e 3.6°C (scenario ottimistico) e tra 4.2 e 7.0°C (scenario pessimistico). Gli indici degli estremi di temperatura mostrano variazioni ugualmente importanti e significative. Tutti i modelli sono concordi nell’indicare una riduzione dei giorni con gelo e un aumento di notti tropicali, giorni estivi e onde di calore, ma con discrepanze talvolta significative sull’entità delle variazioni. Le notti tropicali sono previste in consistente aumento: in circa un secolo, se ne prevede un aumento compreso tra 14 a 35 giorni l’anno (scenario ottimistico) e tra 23 e 59 giorni l’anno (scenario pessimistico). Analogamente, i giorni con gelo sono previsti in consistente diminuzione: con una riduzione media nazionale compresa tra -10 e -27 giorni l’anno nello scenario roseo e tra -39 e -18 giorni l’anno nello scenario più nero. Nel contempo, si prevede un marcato aumento dei giorni estivi (compreso tra 19 e 35 giorni in uno scenario ottimistico e tra 37 e 56 in quello meno roseo) e delle onde di calore.

Precipitazioni:

Le proiezioni delle precipitazioni sono molto più incerte di quelle della temperatura e nei due scenari non si possono distinguere con altrettanta chiarezza. Considerando la media nazionale della precipitazione cumulata annuale, nello scenario ottimistico, tre modelli su quattro prevedono in un secolo una debole diminuzione e un modello un debole aumento delle precipitazioni. Complessivamente, le variazioni previste al 2061-2090 sono comprese tra una diminuzione di circa l’8% e un aumento del 5% circa. Nello scenario pessimistico, tale intervallo si allarga (risultando compreso tra -15% e +2%) e la media tra i modelli si sposta nel senso di una riduzione delle precipitazioni. Anche la distribuzione spaziale delle variazioni previste è molto diversificata da un modello all’altro. Nell’insieme, emerge una indicazione che dalla riduzione delle precipitazioni sarebbero più probabilmente esentate le regioni nord-orientali. I valori medi nazionali risultano prevalentemente in modesta diminuzione in primavera, estate e autunno, e in modesto aumento in inverno. Localmente, la variazione della precipitazione cumulata assume valori di rilievo, fino a punte di riduzione di 150-200 mm in primavera o in estate, e di aumento di 100–150 mm in inverno. Diversamente dalla temperatura, la distribuzione dei valori di precipitazione non presenta differenze molto marcate tra i due scenari. Le proiezioni di alcuni indici rappresentativi della frequenza, dell’intensità e degli estremi di precipitazione indicano una futura, progressiva concentrazione delle precipitazioni in eventi più intensi e meno frequenti. Ad esempio, la variazione più consistente della precipitazione massima giornaliera è dell’ordine di 50 mm, a fronte di valori attualmente osservati dell’ordine di 300-400 mm. Infine, l’analisi dell’indice “giorni secchi consecutivi” indica un probabile aumento della durata dei periodi di siccità su quasi tutto il territorio nazionale, con aumenti più marcati nello scenario pessimistico e al Sud e sulle Isole (fino a +35 giorni in un secolo).

Fonte:www.galileonet.it
Riferimenti: Ispra 

14 lunedì Set 2015

20550-Behemoth_1A vincere il Green Drop Award è il documentario denuncia di Zhao Liang, che ritrae l’insostenibile peso della corsa sfrenata della Cina allo sviluppo.

Un vero girone dantesco quello raccontato nel documentario “Beixi Moshuo – Behemoth” di Zhao Liang, film in gara alla 72ma Mostra del Cinema di Venezia. È un film denuncia, dalle immagini evocative, a vincere la quarta edizione del Green Drop Award, premio assegnato al film che meglio ha interpretato i valori della sostenibilità ambientale.

Organizzato da Green Cross Italia, Ong fondata da Mikhail Gorbaciov, ha visto la partecipazione di una giuria d’eccezione presieduta daRemo Girone, che ha motivato la scelta in quanto il film cinese: “rappresenta una denuncia dello sviluppo insostenibile della Cina e delle società industrializzate”.

“Mi sono ispirato a Dante”, commenta il regista. “Nella Divina Commedia, Dante attraversa in sogno l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. In Behemoth ho descritto un’enorme catena industriale, in cui i colori rosso, grigio e blu rappresentano rispettivamente i tre regni danteschi. Attraverso lo sguardo contemplativo del film, analizzo le condizioni di vita dei lavoratori e l’insensato sviluppo urbano. È la mia meditazione critica sulla civiltà moderna, in cui si accumula ricchezza mentre l’uomo perisce”.

E’ questo Behemoth, come conferma anche la giuria, nella sua motivazione: “Un documentario di denuncia sullo sviluppo insostenibile della Cina e delle società industrializzate. Gli uomini, le donne, l’ambiente, la natura sono rappresentati come sacrificio in nome di un progresso che, con un colpo di scena finale, si rivela inesistente. Nel viaggio dantesco simulato dal regista cinese non c’è salvezza, ma insegnamento morale, un monito per gli spettatori di ogni latitudine del globo”.

Perché il cinema è e dev’essere anche questo. Rappresentazione della realtà. Una realtà che spesso ci obbliga a fermarci a riflettere. “Questo film, non parla solo della Cina ma di tutti noi”, ha commentato Marco Gisotti, direttore del Green Drop Award. “Probabilmente ‘Behemoth’ è il film più politico di tutta la Mostra di quest’anno”.

articolo scritto da Rudi Bressa
http://www.lifegate.it/persone/news/green-drop-award-beixi-moshuo-venezia

29 lunedì Giu 2015

Rafting sul Ticino foto Simona Denise DeianaAll’interno del Parco del Ticino è possibile vivere un’avventura sul fiume attraversando un’inaspettata natura selvaggia grazie allo slow rafting: per nulla pericoloso è l’ideale per bambini e famiglie e il divertimento è assicurato.

Non occorre fare molti chilometri per immergersi nella natura, persino se si vive a Milano… strano? Il Parco del Ticino  è una bella sorpresa, sia se amiate paesaggi incontaminati che sport all’aria aperta, magari sull’acqua. Il Parco è vasto, si estende su due regioni, Piemonte e Lombardia e il fiume Ticino qui va da Sesto Calende (VA) al Ponte della Becca (PV) per 110 km. Lungo le sue sponde è possibile ammirare specie vegetali e animali uniche, rilassarsi o divertirsi cimentandosi in attività davvero coinvolgenti.  Se volete far vivere ai vostri bambini la prima adrenalina ma siete frenati dal timore che possano farsi male, è il posto giusto: sul versante lombardo del parco è possibile fare slow rafting. Si tratta di una versione blanda del rafting che tutti conosciamo ma non per questo meno coinvolgente: la prima cosa positiva è che non occorre la muta, e chiunque l’abbia mai indossata sa che è un bel fastidio risparmiato! Si naviga comunque in tutta sicurezza con caschetto e giubottino salvagente a norma. Poi si fa una breve ma precisa lezione per imparare ciò che serve per godersi al meglio l’avventura: noi l’abbiamo fatta grazie ai ragazzi diAqQua, Alberto, Mosè e Titti ci trasmettono le nozioni base del rafting e insieme la loro passione per uno sport che permette di vivere a pieno il fiume.

Rafting sul Ticino foto Simona Denise Deiana

Una volta in acqua verrete stupiti dalla pace, dalla natura selvaggia e dalle continue sorprese nei vari rami del fiume. Potete fermarvi sull’isolotto, prendere il sole o fare uno spuntino o decidere di tuffarvi in acqua. E se non vi va di fare rafting potete provare la canoa o il kayak o solo godervi il paesaggio.

A bordo del raft inoltre potrete scorgere la cupola del Duomo di Pavia, attraversare il Ponte Coperto, e vedere la Statua della Lavandaia per poi attraversare tutto Borgo Ticino dove si sbarca.
È possibile vivere delle avventure nel verde e sperimentare nuove discipline anche a pochi passi da una grande città come Milano. Ora lo sapete. Buon divertimento!

articolo scritto da Simona Denise Deiana
Fonte: http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/slow-rafting-a-milano

 

 

 

 

06 mercoledì Mag 2015

alberoexpo Dopo l’inaugurazione e la frenesia dei primi giorni, Expo 2015 è entrata nel vivo e le attività nell’area espositiva sono regolari. Come sta andando? Abbiamo fatto un giro tra i padiglioni per scoprire gli angoli più affascinanti dell’Esposizione Universale: cosa vedere, quali sono i luoghi da non perdere, cosa ancora non gira alla perfezione.

Ingresso di grande pathos con il Padiglione Zero progettato da Davide Rampello, direttore artistico, che porta la scritta Divinus Halitus Terrae. Nelle dodici stanze che compongono l’area, un percorso che invita a riflettere e ad emozionarsi sul rapporto tra esseri umani e cibo nella storia.
Tra i padiglioni senza dubbio più apprezzati dai visitatori quelli del Brasile e dell’Austria. Il primo, oltre all’orto all’aperto e alle mostre, propone un percorso attraverso una grande rete di corda tesa su cui camminare, di grande impatto e preso d’assalto non solo dai più piccoli. Il padiglione dell’Austria, apparentemente più contenuto all’esterno, ospita invece un vero e proprio bosco con le piante tipiche dei suoi territori montani.
Molti gli stati che puntano sull’interattività come Angola, Bielorussia, Kazakistan, Israele e Città del Vaticano (quest’ultimo ospita anche un’importante opera come l’Ultima Cena del Tintoretto). Spiccano in questo senso il Giappone, con una full immersion totale nella tradizione del Sol Levante che dura 50 minuti, e il Principato di Monaco, dove il pubblico può visitare l’acquario delle meduse o persino immergersi sott’acqua con un timone interattivo.
Anche la Regione Lombardia (la prima a scorgersi avvicinandosi dal Decumano al Padiglione Italia) propone un’esperienza attraverso una maschera 3D che mostra le più grandi attrazioni naturalistiche e culturali regionali. Il Padiglione Italia è il più ampio di tutta Expo e si divide in quattro ampi edifici dove ogni regione promuove i propri prodotti e i propri territori. Se la Calabria presenta un piccolo orto mediterraneo dove peperoncino e liquirizia non mancano, l’Alto Adige/Südtirol costruisce una casa sull’albero con scale molto strette, a ricordare i sentieri delle sue terre, in cui spesso si deve usare la cortesia di dare la precedenza prima di poter proseguire.
Il messaggio del Padiglione Svizzero è chiaro e dichiarato fin dalla facciata: Ce n’è per tutti? Con questa domanda, la Confederazione Elvetica ci invita a salire su una delle quattro torri, ognuna colma di un elemento importante per l’alimentazione del Paese. Di acqua, mele, caffè e sale sono stati riempiti i quattro silos e nessuna quantità rispetto a quella prestabilita verrà aggiunta durante i sei mesi. Ogni visitatore può accaparrarsi la quantità che desidera dei prodotti, ricordando però che, qualora eccedesse, probabilmente la quantità a disposizione non basterà a coprire tutto il periodo di Expo e che quindi chi interverrà dopo resterà senza la propria dose. Un modo efficace e d’impatto per parlare di sostenibilità.
Concentrano tutta la visita al proprio padiglione sui prodotti tipici il Belgio, con store di cioccolato e birra, la Spagna, la Francia e gli Stati Uniti, che accolgono i visitatori con un video del presidente Obama.
Apprezzata l’idea dell’Olanda di allestire un vero e proprio raduno musicale con tanto di food track e musica rock. Se Ecuador e Turkmenistan abbondano di colori, più concettuali Inghilterra, con l’alveare, installazione artistica di Wolfgang Buttress, e la Corea con l’emozionante installazione Hansik.
Presentano le proprie tradizioni gastronomiche e non solo attraverso la musica Irlanda e Ungheria: entrambi i padiglioni stanno infatti definendo un fitto programma concertistico che si terrà durante i prossimi sei mesi.
Di grande fascino i padiglioni mediorientali, che puntano sul sogno per avvicinare alla visita.
Paiono limitati i disagi con qualche struttura da terminare tra cui il temporary shop all’ingresso dell’esposizione e le ultime stanze di alcuni padiglioni. Il padiglione del Nepal, presentato come terminato da artigiani italiani dopo il terribile terremoto che ha costretto i lavoratori nepalesi a rientrare in patria, è invece ancora in buona parte da concludere. Problemi anche per i distributori gratuiti dell’acqua potabile: per la maggior parte non ancora funzionanti.
Conclude il Decumano il Padiglione Slow Food. Presa d’assalto l’area circostante l’Albero della Vita, che ogni ora propone uno spettacolo di musica, colore e giochi d’acqua.
Già attivi numerosi whorkshop, talk e mostre, ma è nelle prossime settimane che tutti i padiglioni saranno completamente operativi e inizieranno ognuno la propria programmazione delle attività.

di Simone Zeni
Fonte: http://milano.mentelocale.it/64681-milano-expo-2015-viaggio-padiglioni-cosa-vedere-cosa-non-va/

10 martedì Mar 2015

Lisboa_P_-_Electrico_28-1024x576Girare Lisbona con il tram è di sicuro un’idea che porta con sé tante ragioni. Garantisce innanzitutto al portafoglio un bel risparmio, all’ambiente regala una bella tregua e allo spirito permette di immergersi a tutti gli effetti con i costumitipici della città.

Dal finestrino del tram tradizionale, dalla carrozza giallo limone e dagli interni vintage in legno, non resta che godersi la bella Lisbona, città della luce e del cielo. Il tram per i portoghesi è un’istituzione. D’altronde Lisbona vi accoglie con i suoi colli (sette come quelli di Roma), con le sue salite e discese. Non si può di certo tracciare un itinerario soltanto pedonale. Il mezzo di trasporto urbano su rotaia è il consiglio numero uno per vivere una vacanza indimenticabile. Il biglietto giornaliero costa 6 euro. Il numero del tram che fa al caso vostro per un giro turistico coi fiocchi è il 28.

Tra le località imperdibili che vi farà osservare il 28 c’è di sicuro Praca Dom Pedro IV o, come è nota agli abitanti, il Rossio. Fontane, pavimento mosaicato a onde e negozi di cappelli sono soltanto alcune attrazioni must del quartiere. Tra lanterne in ferro battuto ed empori un’altra tappa da segnare in agenda è certamente Rua da Graca dalla quale arriverete alle guglie maestose della Igreja de Sao Vincente de Fora. Fantastici azulejos bianchi e blu del chiostro e un’atmosfera medievale vi faranno rivivere un tuffo nel passato. Ma dopo questo antipasto, la storia procede con la visita al meraviglioso Castello de Sao Jorge, custode della città con i suoi bastioni moreschi e la camera oscura nella Torre di Ulisse.

Altra meta sempre a bordo del 28  è Se’, la Cattedrale gotica dai grandi rosoni, incantevole per la sua imponenza. Per riposarvi dopo tanta cultura non resta che un po’ di shopping a Portas sol tra botteghe di coloratissime ceramiche artigianali. Il percorso del tram procede poi nel salotto della città ossia Baixa. Qui tra pavimenti mosaicati, tavolini all’aperto, botteghe d’altri tempi e il Museo del Design e della Moda ce n’è davvero per tutti i gusti. C’è Il grandioso Arco da Vitoria, c’è  Praca do Commercio con la statua equestre di Dom José I e la banchina del Tiago per passeggiare un po’ al sole. Ristorantini romantici e vie dei negozi vi aspettano nel quartiere delChiado, uno dei quartieri più alti di Lisbona. Tuttavia la zona non è a corto di monumenti, infatti,  vi è quello al centro della piazza dedicato a Camoes, poeta nazionale del Portogallo e poco distante il Miradouro de Santa Catarinadove i ragazzi si ritrovano a suonare la chitarra.

Non si può tornare a casa senza aver visto il neoclassico Palacio da Assembleia da Repubblica (il Parlamento portoghese) per una paseggiata tra il verde e le papere del Jardim da Estrela. E non può mancare una visita alla vicina Basilica costruita nel 1790 da Dona Maria I per l’erede maschio, con la cupola bianca e le torri campanarie gemelle, da cui si gode una vista spettacolare. Ogni volta che sarete stanchi non vi resta che gustare unpasteis de nata (tortino alla crema) come quello che propone la celebre Confiteria National di Praca da Figueira. Mentre per un aperitivo tutto portoghese non perdetevi il Ginjinha, il tipico liquore alle ciliegie di Lisbona.

13 venerdì Feb 2015

cicloturismo-in-italiaSempre più persone stanno riscoprendo il gusto di viaggiare in bicicletta.

In contrapposizione alla frenesia dei grandi viaggi organizzati, quello che vediamo affermarsi è un movimento che ricerca ed esalta la lentezza, e che cerca di dilatare i tempi di un viaggio, dando respiro e significato ad ogni suo singolo momento.

Così come nella ristorazione nascono gli slow food, nel mondo dei viaggi si fa largo l’idea dello slow travel: il viaggiare lenti. Sulla bicicletta si percorrono strade nascoste, poco battute, spesso non asfaltate, e gli occhi si prendono il tempo necessario per posarsi sul paesaggio, e per trattenere le emozioni che possono dare i filari di cipressi, una strada all’interno di un bosco, un casolare, una vallata vista dall’alto, capannelli di persone riunite in una piazza di paese alla domenica mattina.

Immagini che catturi e conservi nella memoria, e a cui ripensi alla sera, mentre scambi il racconto con i tuoi compagni di viaggio, riuniti intorno a una tavola imbandita con i sapori e il vino che quella terra ti offre.

La nostra esperienza di tour operator specializzato in vacanze in bici nasce da un lungo percorso che nel corso degli anni ci ha portato a girare l’Italia e l’Europa in bici. Prima che organizzatori di viaggi siamoappassionati cicloturisti che hanno deciso di mettere a disposizione l’esperienza maturata negli anni a chiunque voglia avvicinarsi a questo splendido modo di viaggiare.

Una nuova esperienza di viaggio

viaggi in biciQuando arrivi in un nuovo posto in sella ad una bicicletta, scopri un’accoglienza nuova. Quella che una volta era riservata ai viaggiatori, che affrontavano le distanze lentamente, e che proprio per questo avevano storie da raccontare. Si stabilisce subito un’insolita confidenza, che ti avvicina a quell’identità, emotiva e culturale, che ogni luogo possiede.
Nei pochi giorni del viaggio impari a conoscere a fondo anche quel mezzo antico che è la bicicletta, tutti i suoi segreti, la sua meccanica. Impari anche a misurare lo sforzo, e a salire quelle brevi e ripide salite che trovi nel Chianti, o quelle più dolci colline tipiche della maremma. E tutte le volte che arrivi sulla vetta scopri immancabilmente che è stato più facile di quello che pensavi.

La parola che meglio esprime le potenzialità di questo modo di viaggiare è “rapporto”. La bicicletta ha oggi una grande quantità di rapporti. Rapporti agili, facili, “corti”, che addolciscono le durezze della strada, rendendole accessibili a tutti, o più “lunghi”, con cui a volte è piacevole lanciarsi quando la strada decresce.
E poi c’è il rapporto che stabilisci con quel paesaggio e quei luoghi che attraversi lentamente, e da cui lentamente ti lasci attraversare. Un rapporto che si fa tanto più profondo quanto più quel luogo ha mantenuto una bellezza e un’armonia originaria, come accade lungo le strade che vi portiamo a percorrere.
E ancora, il rapporto con i tuoi compagni di viaggio.

Ognuno di noi ha un proprio modo e un proprio tempo di affrontare lo sforzo, pedalando a maggiore o minor velocità, alternando più o meno frequentemente tratti di strada con brevi momenti di sosta, in cui soffermarsi sulla bellezza incontrata e trattenere tutta l’emozione di uno scenario insolito.

Tanti modi diversi di vivere uno stesso itinerario, uno stesso viaggio. Tante piccole differenze, tante diverse sfumature, simili a quelle di un paesaggio che non è mai uguale a se stesso e che non ti stanchi mai di voler conoscere. Sì, se sempre più persone stanno riscoprendo il gusto di una vacanza in bicicletta, è perché questa è oggi una delle pochissime esperienze che contiene in se tutti gli elementi necessari ad un viaggio, vale a dire il sorprenderci di noi stessi, incantarci per quello che vediamo ed entrare in contatto con la natura profonda di un luogo.

Dove, quando, come e con chi praticare il cicloturismo

praticare il cicloturismoLa bellezza del cicloturismo è che è un modo di viaggiare adatto a tutti: sono sufficienti un po’ di spirito di adattamento e il piacere di vivere una vacanza attiva e chiunque può montare su una bici e intraprendere un viaggio.
Da diversi anni ormai il cicloturismo ha abbandonato la sua natura esclusiva rivolta solo ad una piccola nicchia di viaggiatori. La diffusione di nuovi itinerari e il crescente scambio di opinioni e consigli che si possono trovare su internet offre ad ognuno la possibilità di avvicinarsi a questo meraviglioso modo di viaggiare.

In questa sezione del sito potete trovare tanti spunti di interesse sulle migliori aree dove viaggiare in bici.
Cicloturismo in Toscana: tanti consigli e i migliori itinerari per chi vuole conoscere la Toscana in bicicletta;
Val d’Orcia: itinerari e tour per scoprire in bici una delle più affascinanti aree della Toscana;
Chianti: itinerari e vacanza in bici nell’area del Chianti;
Crete Senesi: un’area poco conosciuta ma di un interesse e un fascino uniche, a cavallo fra Chianti e Val d’Orcia una delle più interessanti aree in assoluto da esplorare in bicicletta.

Fonte: http://www.viaggiareinbici.it/cicloturismo/

16 venerdì Gen 2015

sangimignano_loggia1000x667Alla scoperta dei borghi medievali che ancora nascondo l’antico rapporto tra l’uomo e il territorio deliziando con le migliori pietanze della tradizione italiana.

La bellezza dei borghi fondati in epoca medievale è la più efficace dimostrazione che l’età buia non era poi così oscura. Nell’Alto Medioevo, il periodo che va dal Quinto secolo all’anno Mille, si sviluppa il sistema feudale favorendo un’economia agraria e la nascita di insediamenti intorno alle abbazie o ai castelli. Gli insediamenti medievali si articolano nella ramificazione di piccole e tortuose strade che si snodano intorno a un castello o monastero, solitamente posto su una altura. Questi nuclei urbani ancora oggi si relazionano con la natura nel rapporto tra il tessuto urbano e l’orografia del luogo. Oggi possiamo ritrovare il sodalizio tra la città e la natura in ciò che rimane dell’urbanistica medievale e nei piatti tipici prodotti solo in questi luoghi. A bordo dell’auto (ecologica), si parte.

Taggia, il borgo delle olive

Taggia, nella provincia di Imperia, nasce lungo la costa con un insediamento militare romano, Tabia. Nel Settimo secolo, durante le invasioni barbariche, la città si sposta nell’entroterra, dove i rilievi collinare giocavano un ruolo difensivo. Quando alcuni monaci benedettini cuneesi decisero di costruire il loro monastero inizia a rifiorire l’economia del borgo, grazie a una serie di attività agricole che presto permisero l’esportazione dei prodotti fino in Inghilterra. La città inizia a espandersi oltre la prima cinta muraria e vengono bonificati molti territori verso valle dove viene piantata una qualità di oliva che passerà alla storia, l’oliva taggiasca. Questo innesto, introdotto dai monaci di San Colombo attecchisce perfettamente lungo i crinali della riviera ligure e nei secoli si diffonde in tutta Italia diventando una delle migliori olive da mensa e per la produzione dell’olio extravergine. Quando nel XII secolo Taggia venne ricostruita dopo le razzie saracene l’abitato continuò a espandersi verso valle e a fortificarsi dentro una nuova cinta muraria protetta da un castello munito di torri. La posizione di potere della città si rispecchia nello sviluppo urbano intorno castello, con un abitato molto denso e pieno di vicoli e scalinate, tipici della tradizione urbana ligure, e dalla presenza di tre cerchie di mura difensive.

La nocciola piemontese di Cortemilia

Fin dal medioevo Cortemilia, in provincia di Cuneo, è un importante polo politico e commerciale. La collocazione strategica della cittadina, tra le valli di Bormida e Uzzone e la vicinanza con la Liguria, ha permesso il fiorire di attività artigianali e agricole. Nel cuore delle Langhe Cortemilia è la capitale della nocciola piemontese. La pregiata varietà di nocciola tonda delle Langhe, esportata in tutta Europa, ha il marchio di indicazione geografica protetta (I.G.P.) ed è sempre stata impiegata nella produzione dolciaria regionale. Cortemilia, nota ai romani come Cohors Aemilia, conserva un centro storico dalla fedele struttura urbanistica medievale. Il fiume Bormida divide in due nuclei, quello di San Pantaleo sulla riva destra e quello di San Michele sulla sinistra, attorno ai quali si distribuisce una fitta rete di abitazioni che ancora conservano i portici trecenteschi. L’insediamento medievale è dominato dalla torre cilindrica e dai ruderi del castello della famiglia Aleramica, arroccati su un’altura rocciosa e perfettamente protetti dall’ansa del fiume Bormida

I quattro vini della cantina di Neive

Questa cittadina in provincia di Cuneo deve il suo nome alla famiglia romana della Gens Naevia che qui aveva dei possedimenti terrieri. Neive conserva l’impianto medievale costituito da strade ad anelli, concentriche rispetto all’altura dove sorgeva prima il castello e poi il monastero benedettino. Con le invasioni dei longobardi, nel VI secolo, viene eretto il castello fortificato di Neive e la cinta muraria aperta solo con due porte di accesso alla città. Più tardi nel X secolo il monastero benedettino di cui è rimasta solo la torre campanaria, oggi simbolo della municipalità. Neive, immersa nel paesaggio delle Langhe è nota per il tartufo, ma si distingue per la produzione vinicola. Le colline neivesi producono il Barbera e il Dolcetto d’Alba entrami D.O.C e il Barbaresco e il Moscato d’Asti di denominazione di origine controllata e garantita (D.O.C.G.).

Il brodo di giuggiole di Arquà Petrarca

In provincia di Padova, l’antico borgo Arquà Petrarca, in onore del poeta Francesco Petrarca che vi ha vissuto gli ultimi anni della sua vita (1369 – 1374), deve la forma attuale agli interventi urbani di epoca medievale. Arquà si articola in due nuclei a diversi livelli, il borgo di Sopra e quello di Sotto, edificati probabilmente lungo la linea difensiva tra la Rocca di Monselice e Vicenza. Delle fortificazioni che circondavano l’altura con il castello (oggi Monte Castello) non se ne ha più traccia, ma molte delle trecentesche abitazioni che sorgono lungo le pendici dei monti Piccolo e Ventolone conservano ancora le tracce dell’architettura tardo medievale. Riconosciuto tra i borghi più belli d’Italia quello di Arquà Petrarca ha ottenuto la bandiera arancione del Touring Club italiano per il valore naturalistico e il patrimonio storico. Da secoli, proprio in questa cittadina veneta, viene coltivata la pianta del giuggiolo dai cui frutti, le giuggiole, si ricava nei primi mesi autunnali il liquore noto come brodo di giuggiole. Offerto all’arrivo degli ospiti più importanti e apprezzato per la dolcezza, si deve a questo liquore l’espressione “andare in brodo di giuggiole” usata per manifestare un grande entusiasmo.

La zucca di Venzone

Tra la valle del Tagliamento e la val Canale, Venzone, in provincia di Udine, è un borgo medioevale immerso nel Parco nazionale regionale delle Prealpi Giulie. Il centro storico, fedelmente ricostruito dopo il terremoto del 1976 che lo rase al suolo, è chiuso da una doppia cinta muraria circondata da un fossato, in origine riempito con le acque del torrente Venzonassa. Una vera particolarità è la cinta muraria più esterna dotata di numerosi torri difensive e il tessuto stradale monoassiale sul quale si affacciano abitazioni dai tratti ancora medioevali e una serie di stradine strette che si diramano per tutto il borgo. Data la vicinanza con l’Austria Verzone per lungo tempo ha svolto la mansione di dogana, qui infatti veniva pagato il dazio per le merci che venivano alla Germania. Dal 1965 Verzone viene considerato monumento nazionale, in quanto unico borgo medioevale della regione. A Venzone il piatto tipico è a base di zucca, usata in tutte le maniere, condisce tutti i tipi di pasta, è un ottimo contorno e ingrediente di salse. Protagonista di una sagra di fine ottobre, la zucca è degna rivale della lavanda in quanto a produzione.

Bobbio e la zuppa del pellegrino

In provincia di Piacenza, Bobbio è una piccola città di orgine romana, Bobium. In epoca medievale, la vita del borgo è connesso all’attività dell’abbazia di San Colombano, centro religioso e culturale di grande rilievo per tutto il medioevo per la sua prestigiosa biblioteca. La rilevanza acquisita dall’abbazia permette a Bobbio di ottenere il titolo di città sin dal 1014. Il centro storico è ancora fedelmente rispondente all’urbanistica medievale di origine monastica. Al primo monastero si sostituì un vero e proprio feudo che orbitava intorno all’abbazia permettendo ai monaci la sussistenza. In questo periodo, con l’attività dei feudi monastici viene introdotta l’agricoltura intensiva soprattutto nella coltivazione di vigneti, oliveti e castagneti. Non a caso caratteristica della zona sono i mulini che usavano la forza dell’acqua per il funzionamento delle macine. L’importanza di Bobbio in tutta l’Italia settentrionale e la vicinanza con la via francigena hanno fatto della città della Val Trebbia un passaggio obbligato per i pellegrini che venivano ospitati dai monaci. Nei monasteri medievali, come nelle moderne osterie, i pellegrini che passano per Bobbio possono mangiare pisarei e faso, una specie di gnocchetti di farina e pangrattato conditi con sugo a base di cipolla e fagioli.

Lo zafferano di San Gimignano

Il territorio della Valdelsa ospita la cittadina di San Gimignano. Lo sviluppo di San Gimignano si ha nei primi secoli dopo il Mille quando sulla via francigena i pellegrini alla volta di Roma si sostituiscono alle ondate barbare. La città fortificata di San Gimignano diventa a breve un luogo di passaggio per i viandanti e un importante nodo commerciale. In età comunale, nonostante i contrasti politici tra i guelfi filopapali e i ghibellini filoimperiali, il borgo prosperò nell’attività agricola legata alla produzione del vino e dello zafferano. Alla crescita economica seguì quella urbana con la costruzione di una seconda cinta muraria a protezione di un territorio che ben presto si contrasse a causa della peste. Le tredici torri che ancora svettano dal profilo delle colline sono la testimonianza della ricchezza della città. La torre, infatti, era il massimo simbolo di potenza delle famiglie nobili, le quali costruivano questi imponenti edifici a dimostrazione del loro potere economico e di controllo del territorio. Lo zafferano, dall’arabo Jafaran (giallo) ha avuto da sempre un ruolo fondamentale nell’economia di San Gimignano, tanto da essere usato persino come forma di pagamento dei debiti. Oggi lo zafferano è l’ingrediente principale dei piatti tipici sangimignanesi e riconosciuto come prodotti D.O.P. che consentite la produzione solo nel territorio di San Gimignano.

San Gemini, il borgo delle acque

Il borgo di San Gemini, in provincia di Terni, venne fondato da un monaco siriano di nome Yemin o Gemine che qui costruì il suo monastero. Questa zona lungo la via Flaminia antica era costellata di piccoli insediamenti strategici per le comunicazioni tra Roma e l’Italia settentrionale, nonostante ciò sono molto incerte le origini romane di San Gemini. I saccheggi e le guerre che coinvolsero il borgo prima di passare sotto lo Stato Pontificio (XV secolo) hanno comunque permesso a San Gemini di conservare intatta la struttura urbana medievale tipica dei castelli. Oggi è ancora visibile la strada principale di accesso al borgo, la fitta rete di stradine e parte delle imponenti fortificazioni. Il rapporto con il territorio circostante è sottolineato dal tessuto urbano come dalla relazione con il vicino Parco delle fonti, una distesa di 70mila metri quadrati di querce secolari ed essenze autoctone. Il parco attraversato da fiumi e ruscelli ospita la fonte dell’acqua San Gemini e Fabia, già note in passato per le proprietà curative.

Casperia e gli stringozzi

Situata sulla riva sinistra del Tevere, lungo le pendici occidentali dei monti Sabini Casperia, in provincia di Rieti, era un insediamento sabino. L’attuale struttura urbana del borgo di Casperia (Aspra Sabina fino al 1947), definita a “bulbo di cipolla”, è costituita da una serie di strade concentriche, via via sempre più strette, raccolte all’interno delle mura di cinta. Nel borgo non mancano gli elementi tipologici dell’architettura medioevale difensiva come i torrioni, le fortificazioni delle porte d’accesso alla città (rivellini) e le casematte che, internamente alla cinta muraria, erano indispensabili per la protezione della città dalle bombarde nemiche. Vista la particolare conformazione Casperia è un borgo pedonale. In quanto a culinaria Casperia ospita ogni fine agosto la sagra degli stringozzi aspresi, un tipo di pasta lunga fatta con farina e acqua, tipica delle zone umbro laziali, solitamente offerta condita con sughi di carne.

Altamura e il pane D.O.P.

Altamura, una città dell’alta Murgia, in provincia di Bari, venne fondata dai saraceni sfatando il mito che la riconosceva nella città greca di Altilia (altra Troia). Sulle macerie del primo insediamento distrutto dai barbari, Federico II di Svevia costruì un nucleo urbano protetto da un castello e fortificato da poderose mura che ripopolò concedendo speciali franchige che permettevano anche agli ebrei e ai greci di abitare ad Altamura. Fu proprio la diversità culturale delle popolazioni a costituire i differenti tessuti urbani della cittadina. Per esempio le abitazioni intono alla cattedrale di Santa Maria Assunta si svilupparono lungo dei vicoli ciechi, mentre quelle nate intorno a San Nicolò dei Greci, di rito ortodosso, si espansero con una tipologia edilizia a cortile. Tipico della cittadina pugliese è il pane che nel 2005 ha ottenuto la denominazione di origine controllata, il primo prodotto della categoria panetteria e prodotti da forno in Europa a fregiarsi del marchio di denominazione di origine protetta (D.O.P.). Il famoso pane di Altamura viene prodotto esclusivamente in questa zona con farine provenienti dalle aree limitrofe alla città, così ogni forma può fregiarsi del sigillo di garanzia del consorzio di tutela.

scritto da Ilaria D’Ambrosi
Fonte: http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/itinerario-10-borghi-medievali-piu-golosi-ditalia