Archivio mensile:dicembre 2015

02 mercoledì Dic 2015

GinoStrada“Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili. Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini”. Così parla della guerra, una “malattia mortale che deve essere abilita”, il chirurgo Gino Strada, fondatore di Emergency, che a Stoccolma ha ricevuto il Nobel alternativo davanti al Parlamento svedese: ilPremio Right Livelihood concepito per ‘onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo’.

Strada, fanno sapere da Emergency, ha ricevuto il riconoscimento “per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell’ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra”. Quest’anno la Fondazione ha ricevuto ed esaminato 128 proposte da 53 paesi. A partire da oggi i Laureati del Premio Right Livelihood sono 162 e provengono da 67 paesi diversi. È la prima volta che il Premio viene dato a un cittadino italiano. Parlando davanti ai parlamentari svedesi, Strada ha fatto un appello speciale alla comunità internazionale: “Io sono un chirurgo. Ho visto i feriti (e i morti) di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina e Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili”.

“È quindi questo ‘il nemico’? Chi paga il prezzo della guerra? Ogni volta, nei vari conflitti nell’ambito dei quali abbiamo lavorato, indipendentemente da chi combattesse contro chi e per quale ragione, il risultato era sempre lo stesso: la guerra non significava altro che l’uccisione di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra”.

La stessa Emergency, racconta Strada, “non deriva da una serie di principi e dichiarazioni. È stata piuttosto concepita su tavoli operatori e in corsie d’ospedale. Curare i feriti non è né generoso né misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare. Nel secolo scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un forte incremento passando dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il 60% nella seconda. E nei 160 e più conflitti rilevanti che il pianeta ha vissuto dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con un costo di oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime civili si aggirava costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello riscontrato nel conflitto afgano”.

Sessanta anni dopo, “ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai più importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russel-Einstein: “Metteremo fine al genere umano o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?”. È possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano? Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. È vero – ammette Strada – ma ciò non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro. Come le malattie – sottolinea – anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare”.

La maggiore sfida dei prossimi decenni dunque “consisterà nell’immaginare, progettare e attuare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino al completo abbandono di questi metodi. La guerra, come le malattie mortali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente. L’abolizione della guerra è il primo e indispensabile passo in questa direzione.Possiamo chiamarla ‘utopia’, visto che non è mai accaduto prima. Tuttavia, il termine utopia non indica qualcosa di assurdo, ma piuttosto una possibilità non ancora esplorata e portata a compimento. Dobbiamo convincere milioni di persone – conclude – del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile”.

Fonte: http://www.adnkronos.com/salute/2015/11/30/guerra-come-una-malattia-mortale-deve-essere-abolita-nobel-alternativo-gino-strada_x0c7boCz2CqVw7PI8xp02L.html

02 mercoledì Dic 2015

Su trasparenza e revisione periodica limiti a gas serra

Cambiamenti climatici, lo scenario dell'Onu © Ansa

La Cop 21, ha aggiunto, non può solo “servire gli interessi dei più potenti”, ma dovrebbe ascoltare anche i più vulnerabili, tra cui i molti ‘paradisi’ tropicali e polinesiani che potrebbero presto diventare una fucina di rifugiati climatici. Parole che rimarcano l’importanza che questi Stati insulari, raggruppati nella Alliance of Small insular States (Aosis) stanno acquisendo in questa Conferenza sul clima, dove, dopo l’impulso politico dato dai leader, si è aperta la fase più tecnica delle trattative. Anche la Commissione europea ha voluto fare di questi Paesi dei partner privilegiati, cosciente di quanto le questioni climatiche siano cruciali per la loro sopravvivenza. Sarebbero proprio alcuni di questi Paesi, secondo fonti vicine ai negoziati, a chiedere che gli obiettivi sul contenimento del riscaldamento globale siano più ambiziosi, e parlino non più di non superare i due gradi ma di fermarsi a un grado e mezzo. La differenza può sembrare trascurabile, sottolinea la stessa fonte, ma per le cosiddette ‘piccole isole’ rappresenta la soglia tra restare emerse o finire sott’acqua. Su questo come su altri temi, dalla climate finance ai sistemi di monitoraggio del rispetto degli impegni, in questa prima settimana avanza il ‘lavoro di drafting’, ovvero di revisione del testo dell’accordo, di cui si dovrebbe avere una bozza entro mercoledì della prossima settimana in vista della chiusura dell’11 dicembre.

Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/11/28/al-via-la-conferenza-mondiale-dellonu-sul-clima-_2a72f273-50b2-4974-8b50-37ee59b5076e.html

02 mercoledì Dic 2015

z-00632-Vacca_Charolais_dDopo il recente allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sull’effetto cancerogeno del consumo di carni rosse (bovine, suine, ovine e caprine), forniamo dati sulla zootecnia, sui consumi di carne per Paese e area geografica e sui danni ambientali e sociali (fame nel mondo) provocati dall’allevamento.

IMPATTO AMBIENTALE DEL CONSUMO DI CARNE

Acqua necessaria per produrre 1 kg di carne: manzo 15.500 litri; maiale 4.900 litri; pollo 4.000 litri. Il 70% dell’acqua dolce è consumata per zootecnia e agricoltura.

L’allevamento produce il 14,5% del gas serra: un bovino, attraverso le scoregge, libera nell’atmosfera circa 500 litri di gas metano l’anno.

Per produrre un 1 kg di carne servono da 8 a 12 kg di cereali: basterebbero a eliminare i problemi di fame e malnutrizione che affliggono il 20% dell’umanità. Due terzi del raccolto di cereali è destinato alla zootecnia, un terzo alla nutrizione dell’uomo. La quantità di cerali usati solo negli Stati Uniti per l’allevamento sarebbero sufficienti a sfamare 800 milioni di persone. E due terzi dei cereali esportati dagli Usa sono destinati all’alimentazione animale. La zootecnia è la prima causa di disboscamento delle foreste pluviali: 88% in Amazzonia. Da un ettaro si ricavano 25.000 kg di patate o 157 kg di carne. Nel mondo ci sono 4 milioni di ettari coltivati a vegetali (frutta, verdura, cereali) e 23 milioni di ettari coltivati a foraggio per l’allevamento. L’industria alimentare macella ogni anno 65 miliardi di animali.

CONSUMO ANNUO PRO CAPITE DI CARNE PER PAESE

ITALIA:   80 kg

FRANCIA: 89 kg

STATI UNITI: 125 kg

OCSE (Paesi sviluppati): 81 kg

PAESI IN VIA DI SVILUPPO: 17 kg

AFRICA: 12 kg

ASIA MERIDIONALE O ORIENTALE: 40 kg

MEDIO ORIENTE: 20 kg

AMERICA LATINA: 54 kg

MEDIA MONDIALE: 36 kg

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02 mercoledì Dic 2015

Photo Marco Moretti Finland, Lapland: Bed & breakfast signIn crisi è l’industria del turismo non la voglia di viaggiare. Dal low cost siamo passati al no cost, alle più svariate forme di consumo collaborativo che vanno molto oltre la sharing economy perché non prevedono alcuna forma di transazione finanziaria. Un fenomeno nato in Nord America e in Gran Bretagna col nome di free tourism. E ora dilagato anche in Italia con un valore di ‘non spesa’ che ha raggiunto i 65 milioni di euro l’anno, come documenta l’inchiesta della società di tourism management Jfc (www.jfc.it). Si viaggia gratis in cambio della fornitura di un servizio. Una forma di baratto e talvolta di condivisione delle spese, una nuova opportunità offerta e governata da web e app che trova adepti tra gli studenti come tra i pensionati ed è utilizzata tutto l’anno con un boom in primavera e autunno.

TECNICA MUTUATA DALLA SHARING ECONOMY

A fianco di attori consolidati come il couch surfing (la rete mondiale di reciprocità nell’ospitalità gratuita tra viaggiatori), BlaBlaCar e simili (le nuove forme di autostop, con partecipazione alle spese di viaggio, coordinate in rete) e Woofing (vitto e alloggio in cambio di qualche ora di lavoro quotidiano in campi o giardini), proliferano una miriade di soggetti in tutti i settori di ospitalità e trasporti. Un fenomeno nuovo anche in termini psicologici e sociali, perché alla sua radice – oltre a risparmio e avversione al commercio – c’è la fiducia nel prossimo. Si aprono le porte della propria casa o auto a emeriti sconosciuti? Non proprio. Perché è proprio il web a coprire ospiti e ospitanti da rischi vietando l’anonimato. Il free tourism, seguendo la tecnica collaudata dalla sharing economy (da Airbnb a Uber), registra i documenti di tutti gli aderenti: se succede qualcosa si risale subito al responsabile, mentre il sistema di recensione dell’esperienza crea una sorta di rating dell’utente.

I NUOVI SOGGETTI NO COST

Warm showers è una comunità internazionale di scambio, una rete di appoggio gratuito per cicloturisti a cui vengono garantiti doccia, letto, cena e colazione.

Home swapping è scambio di casa (per un tempo definito) tra proprietari o inquilini; è un’attività collaudata da tempo proposta da diversi siti che corrispondono ad altrettante comunità.

Baratto B&B ospitalità in bed & breakfast in cambio di cibo autoprodotto o lavori di pulizia o di piccola manutenzione; è un’iniziativa italiana che raggiunge l’apice nella settimana del baratto.

Bed&learn è una comunità internazionale che propone ospitalità in cambio di insegnamento, ad esempio la pratica di una lingua straniera.

Care&sitter è una comunità internazionale che propone di prendersi cura di una casa – piante, animali, sicurezza – quando i proprietari sono via in cambio di ospitalità.

Jojob è una piattaforma web italiana dedicata al carpooling aziendale, per diffondere e incentivare la condivisione dell’auto.

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