Archivio mensile:ottobre 2015

07 mercoledì Ott 2015

climaitaliaIl 2014 è stato l‘anno più caldo dal 1880 ad oggi, sia su scala globale che Italia, dove le temperature medie risultano le più elevate tra quelle registrate a partire dal 1961. Ma non è tutto: nei prossimi 100 anni i modelli climatici prevedono per il nostro Paese un aumentodella temperatura compreso tra gli 1,8 e i 5,4 gradi. A fotografare la situazione sono due rapporti dell’Ispra, da oggi disponibili online sul sito dell’Istituto, che illustrano lo stato, le tendenze e le previsioni del clima in Italia. Ad entrambi i lavori hanno contribuito, tra gli altri, le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente e il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare.

Il primo dei due rapporti, la decima edizione de “Gli indicatori del clima in Italia nel 2014”, illustra l’andamento del clima nel corso del 2014 e aggiorna le stime delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia. Il Report si basa in gran parte su dati derivati dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati Climatologici di Interesse Ambientale (Scia), realizzato dall’Ispra in collaborazione e con i dati degli organismi titolari di molte delle principali reti di osservazione presenti sul territorio nazionale. Ecco i principali risultati.

Temperature:
In Italia, il valore della temperatura media nel 2014 è stato il più elevato dell’intera serie dal 1961, ben superiore ai valori del 1994 e del 2003 (+1.57°C) che avevano segnato i record precedenti. In particolare, l’anomalia media annuale della temperatura minima è stata di +1.72°C, quasi 0.5°C in più del precedente record del 1994. Nel 2014, si registra inoltre il numero più basso di “giorni con gelo” e di “notti fredde” dell’intera serie. Il numero medio di “notti tropicali”, invece, è stato solo leggermente superiore al valore normale, in corrispondenza di una stagione estiva non particolarmente calda. In sintesi, il record della temperatura media annuale è dovuto più alle minime che alle massime e più ad autunno, inverno e primavera che all’estate. Distinguendo tra diverse aree geografiche, l’anomalia della temperatura media annuale è stata in media di +1.93°C al Nord, +1.63 al Centro e +1.24°C al Sud e sulle Isole. Tutti i mesi del 2014 sono stati più caldi della norma, ad eccezione di luglio ovunque, agosto solo al Nord e maggio solo al Sud e sulle Isole. Il mese più caldo rispetto alla norma è stato novembre, con un’anomalia media di +3.93°C al Nord, +3.43°C al Centro e +2.55°C al Sud e sulle Isole. Il mese relativamente più freddo rispetto alla norma è stato agosto al Nord (-0.29°C), luglio al Centro (-0.57°C) e maggio al Sud e sulle Isole (-0.20°C). Il carattere estremamente caldo del 2014 è confermato dalla temperatura superficiale dei mari italiani, dove sono state registrate anomalie molto elevate soprattutto negli ultimi quattro mesi dell’anno. Il 2014, con un’anomalia media di +0.99°C, si colloca al 2° posto dell’intera serie, dopo il 2012.

Precipitazioni:

Le precipitazioni cumulate annuali del 2014 in Italia sono state complessivamente superiori alla media climatologica del 13% circa. Il valore medio di anomalia annuale presenta sensibili differenze tra diverse aree del territorio italiano. Al Nord il 2014 è stato nettamente più piovoso della norma (+36%), al Centro moderatamente più piovoso della norma (+12%), al Sud e sulle Isole moderatamente meno piovoso della norma (-12%). Al Nord il 2014 si colloca al secondo posto tra gli anni più piovosi dell’intera serie, dopo il 1960. Al Nord il clima è stato più secco della norma da aprile a giugno, a settembre ed ottobre; è stato nettamente più piovoso della norma a gennaio, febbraio, luglio e novembre, mesi nei quali le precipitazioni cumulate sono state mediamente più del doppio della norma. La precipitazione massima giornaliera è stata registrata dalla stazione di Linguaglossa (CT, 590 m s.l.m.) in occasione dell’evento estremo del 5 novembre 2014: 330.4 mm.
Il secondo Rapporto dell’Ispra, “Il clima futuro in Italia: Analisi delle proiezioni dei modelli regionali”, presenta un’analisi delle previsioni del clima in Italia nel corso del XXI secolo, fornite dai modelli climatici impiegati nell’ambito di un programma di ricerca focalizzato sull’area del Mediterraneo (MedCordex). Il Rapporto prende in esame le proiezioni climatiche fornite da 4 modelli, allo scopo di esporre in sintesi gli elementi di conoscenza e le incertezze che riguardano le proiezioni del clima futuro in Italia nei due scenari più rappresentativi: uno ottimistico e uno pessimistico, come prospettati dall’Intergovernmental Panel for Climate Change (Ipcc), che ha recentemente ridefinito gli scenari futuri a scala globale, corrispondenti alle possibili evoluzioni delle diverse componenti (emissioni di gas serra, inquinanti e uso del suolo) che condizioneranno il clima nel corso del XXI secolo.

Temperatura:

I modelli concordano nel prevedere un riscaldamento piuttosto costante nel tempo: nel corso di un secolo, si prevede un aumento della temperatura media in Italia compreso tra 1.8 e 3.1 °C nello scenario ottimistico e tra 3.5 e 5.4 °C in quello pessimistico. Il previsto aumento della temperatura media è attribuibile in modo più o meno equivalente sia all’aumento delle temperature massime diurne che delle temperature minime notturne. Le variazioni previste dai modelli sono piuttosto uniformi su tutto il territorio nazionale; distinguendo tra le diverse stagioni, l’aumento della temperatura più marcato si prevede in estate, con variazioni a fine secolo comprese tra 2.5 e 3.6°C (scenario ottimistico) e tra 4.2 e 7.0°C (scenario pessimistico). Gli indici degli estremi di temperatura mostrano variazioni ugualmente importanti e significative. Tutti i modelli sono concordi nell’indicare una riduzione dei giorni con gelo e un aumento di notti tropicali, giorni estivi e onde di calore, ma con discrepanze talvolta significative sull’entità delle variazioni. Le notti tropicali sono previste in consistente aumento: in circa un secolo, se ne prevede un aumento compreso tra 14 a 35 giorni l’anno (scenario ottimistico) e tra 23 e 59 giorni l’anno (scenario pessimistico). Analogamente, i giorni con gelo sono previsti in consistente diminuzione: con una riduzione media nazionale compresa tra -10 e -27 giorni l’anno nello scenario roseo e tra -39 e -18 giorni l’anno nello scenario più nero. Nel contempo, si prevede un marcato aumento dei giorni estivi (compreso tra 19 e 35 giorni in uno scenario ottimistico e tra 37 e 56 in quello meno roseo) e delle onde di calore.

Precipitazioni:

Le proiezioni delle precipitazioni sono molto più incerte di quelle della temperatura e nei due scenari non si possono distinguere con altrettanta chiarezza. Considerando la media nazionale della precipitazione cumulata annuale, nello scenario ottimistico, tre modelli su quattro prevedono in un secolo una debole diminuzione e un modello un debole aumento delle precipitazioni. Complessivamente, le variazioni previste al 2061-2090 sono comprese tra una diminuzione di circa l’8% e un aumento del 5% circa. Nello scenario pessimistico, tale intervallo si allarga (risultando compreso tra -15% e +2%) e la media tra i modelli si sposta nel senso di una riduzione delle precipitazioni. Anche la distribuzione spaziale delle variazioni previste è molto diversificata da un modello all’altro. Nell’insieme, emerge una indicazione che dalla riduzione delle precipitazioni sarebbero più probabilmente esentate le regioni nord-orientali. I valori medi nazionali risultano prevalentemente in modesta diminuzione in primavera, estate e autunno, e in modesto aumento in inverno. Localmente, la variazione della precipitazione cumulata assume valori di rilievo, fino a punte di riduzione di 150-200 mm in primavera o in estate, e di aumento di 100–150 mm in inverno. Diversamente dalla temperatura, la distribuzione dei valori di precipitazione non presenta differenze molto marcate tra i due scenari. Le proiezioni di alcuni indici rappresentativi della frequenza, dell’intensità e degli estremi di precipitazione indicano una futura, progressiva concentrazione delle precipitazioni in eventi più intensi e meno frequenti. Ad esempio, la variazione più consistente della precipitazione massima giornaliera è dell’ordine di 50 mm, a fronte di valori attualmente osservati dell’ordine di 300-400 mm. Infine, l’analisi dell’indice “giorni secchi consecutivi” indica un probabile aumento della durata dei periodi di siccità su quasi tutto il territorio nazionale, con aumenti più marcati nello scenario pessimistico e al Sud e sulle Isole (fino a +35 giorni in un secolo).

Fonte:www.galileonet.it
Riferimenti: Ispra 

05 lunedì Ott 2015

lupo3È un animale affascinante il lupo e lungo questo trekking è possibile (anche se non facile) avvistare gli esemplari che hanno ripopolato due parchi meravigliosi: quello delle Alpi Marittime e del Mercantour.

Il lupo (Canis lupus italicus) era scomparso dall’arco alpino all’inizio del Novecento.
Alla fine degli anni‘80 invece, alcuni esemplari provenienti dall’Appennino abruzzese hanno iniziato a spostarsi dal centro Italia verso nord, favoriti dall’abbondanza e dalla varietà di prede disponibili e dall’aumento delle superfici boschive. Così, nel 1992, dopo molti anni dalla loro scomparsa, i primi due lupi sono stati ufficialmente osservati e riconosciuti nelle Alpi Marittime francesi.

Da quel momento in poi il lupo ha ripreso a vivere nelle vallate alpine sudoccidentali. Non è stato quindi reintrodotto dall’uomo, ma si è trattato diuna colonizzazione spontanea dovuta al fatto che si sono ricreate le condizioni ambientali adatte per il ritorno naturale di questo grande predatore. Oggi sappiamo che nell’area delle Alpi Marittime franco-italiane vivono stabilmente 20-25 lupi, suddivisi in piccoli branchi.

Il lupo avverte la presenza dell’uomo a grande distanza, si muove principalmente di notte e si sposta tantissimo, anche di decine di chilometri in una sola notte. Non è semplice quindi per un escursionista avvistarlo, ma si possono facilmente trovarne tracce sul terreno, specie d’inverno, sulla neve: le orme sono molto simili a quelle di un grosso cane e gli escrementi risultano pieni di peli e frammenti ossei.

Per chi ama questo animale e vuole provare a scorgerlo nel suo habitat naturale, esiste un trekking davvero suggestivo che attraversa due parchi molto vasti: il Parco Naturale delle Alpi Marittime in Piemonte e il Parco del Mercantour in Francia. È un percorso ad anello che tocca ecosistemi intatti. Alla partenza e all’arrivo è possibile visitare due centri faunistici  specializzati nell’illustrare la vita, il comportamento e la storia del lupo. Il primo è il Centro faunistico di Entracque “Uomini e Lupi”, il secondo in territorio francese è il Centro faunistico “Alpa Loup” a Le Boreon.

Il trekking è molto lungo, si tratta di 75 km, di solito viene suddiviso in 10 tappe, comprende il passaggio su 5 spettacolari colli a 2400 m di quota toccando le caratteristiche Strade di Caccia Reali costruite per il re Vittorio Emanuele II. La partenza è da S.Giacomo di Entracque nel Parco della Alpi Marittime. Esiste anche una guida, molto ben fatta, che descrive con precisione tutte le tappe che possono anche essere percorsi da famiglie con bambini.

articolo scritto da Simona Denise Deiana per www.lifegate.it

02 venerdì Ott 2015

pelle1) Idratazione. Quando la pelle appare particolarmente secca e stanca è opportuno ricorrere a trattamenti locali a base di creme emollienti e idratanti che possono portare alla normalizzazione della barriera cutanea, fornendo al contempo protezione contro gli agenti esterni. “Oggi – spiega il dermatologo plastico Antonino Di Pietro – si utilizzano due tecniche strumentali, non invasive per studiare la pelle e valutare la “perdita di acqua transpidermica”. Le nuove formulazioni cosmetiche sono sempre più vicine a quella che è la composizione naturale dei lipidi cutanei deputati alla nostra difesa”.

2) Pulizia. Detergere in modo accurato la cute è sempre fondamentale, ma per farlo bene è importante utilizzare un detergente poco schiumogeno, per non alterare il film idrolipidico di superficie e non ridurre il suo effetto-barriera. “Detergenti troppo aggressivi – specifica Di Pietro – possono, infatti, impoverire il sottile film fatto di acqua e sebo che protegge la cute. La pelle diventa così esposta alle irritazioni e alle piccole infezioni”. È anche utile passare la sera, dopo la pulizia del viso, un cubetto di ghiaccio. Questa misura facilita la vasocostrizione, cioè il restringimento dei capillari, con successiva vasodilatazione reattiva, cioè il loro allargarsi. Azioni che faranno svolgere una fisiologica “ginnastica” ai capillari e favoriranno l’ossigenazione e il metabolismo cellulare.

3)Scrub. Perché la pelle possa essere adeguatamente idratata è necessario che sia anche levigata. “Per ottenere questo risultato – suggerisce Antonino Di Pietro – è utile fare regolarmente una o due volte a settimana uno scrub sia sul viso che sul corpo. Se in alcune zone si forma un particolare ispessimento del derma è anche consigliabile un peeling medico”.

4) Alimentazione. Nutrirsi bene e fare scorta di antiossidanti è la prima cura di bellezza che viene da dentro. Infatti lo stress ossidativo è una delle principali cause di invecchiamento cellulare. Tale processo è alla base di numerose patologie croniche degenerative (arteriosclerosi, diabete, tumori cutanei e di altri organi). Negli ultimi 50 anni si è osservato che l’alimentazione costituisce un fattore ambientale cruciale di protezione per tutte le malattie complesse e per l’invecchiamento. È stato così inequivocabilmente dimostrato che la “Dieta Mediterranea”, a base di frutta, verdura, legumi e cereali integrali, che includa pesce e riduca il consumo di grassi animali a favore dell’olio di oliva – ricca di antiossidanti – svolge un’azione protettiva per le varie malattie, da quelle cardiovascolari, al cancro nonché per l’invecchiamento. “E’ stato dimostrato – sottolinea ancora Di Pietro – che sostanze come resveratrolo (contenuto nel vino rosso), apigenina (contenuta nelle arance), licopene (contenuto nei pomodori), idrossitirosolo (contenuto nell’olio d’oliva) influenzando i complessi meccanismi che regolano sia la proliferazione che la differenziazione delle cellule dell’epidermide (cheratinociti), possono rappresentare un fattore di prevenzione nei confronti dei processi di invecchiamento, esercitando un potente effetto antiaging”. Inoltre svolgono un notevole effetto anti-infiammatorio contro patologie dermatologiche comuni quali psoriasi, fotoinvecchiamento e acne.

5) Nei. “Controllarli sempre è una buona regola – avverte Di Pietro -, soprattutto se sono marroncini e poco rilevati. Seguire sempre la regola dell’ABCDE, dove “A sta per asimmetria, B per bordi, C per colore, D per dimensione e E per età o evolutività. Se c’è un rapido aumento delle dimensioni, l’accentuarsi o l’estendersi della pigmentazione, il sanguinamento o l’ulcerazione spontanea di un neo, c’è pericolo che il neo si trasformi in melanoma. In questi casi è bene rivolgersi subito ad uno specialista dermatologo”.

6) Sole. Sono pochi i rischi se l’esposizione è ragionata e preceduta dall’applicazione ‘corretta’ di uno schermo solare. E’ fondamentale applicarlo spesso, in quantità adeguata e prima di 10 o 15 minuti dell’esposizione al sole, in modo che abbia il tempo di penetrare nella cute. Non solo schermi solari, ma anche da comuni indumenti, come una T-shirt di colore chiaro, perfetta quando il sole è a picco e la carnagione molto chiara o un tradizionale ombrellone. “Per gli schermi – specifica Di Pietro – oggi esiste solo l’imbarazzo della scelta. E il sole fa anche bene in caso di alcuni disturbi della pelle: acne, psoriasi, vitiligine, alcuni eczemi.” L’elioterapia è valida in questi casi come altre terapie, anzi consente la riduzione o addirittura la sospensione di quelle tradizionali.

7) Fotoprotezione. Particolare attenzione va prestata alla protezione della pelle dei bambini e delle donne in gravidanza. Le ustioni solari nell’infanzia sono associate ad un aumentato rischio di tumori cutanei in età adulta. Evitare quindi le esposizioni nelle ore più calde e nel caso usare una protezione elevata, almeno ftp15, rinnovando spesso l’applicazione. In gravidanza il sole può far peggiorare le macchie scure che compaiono spontanee sul volto. Inoltre il calore può dilatare i capillari aumentando il prurito gravidico oltre ad abbassare la pressione. Fondamentale applicare una crema idratante doposole per preservare l’elasticità cutanea.

8) Macchie. Prestare attenzione se compaiono con un aspetto o comportamento ‘sospetto’, siano bianche o scure. “In questi casi – specifica il prof. Di Pietro – è fondamentale rivolgersi subito allo specialista per trattarle. Attenzione poi alle creme profumate e ai farmaci foto sensibilizzanti”. Le macchie bianche compaiono sulla pelle di un italiano su due. Può trattarsi di vitiligine, che colpisce circa un milione di connazionali; o dermatite atopiche, nel 4-5% dei casi. Piccole macchie rotondeggianti compaiono nel 50% della popolazione a causa di un fungo che si nutre di cheratine.

9) Reazioni. Fare attenzione all’assunzione di farmaci che possono causare effetti indesiderati anche per associazione di molecole differenti. Ma attenzione anche ai cosmetici, prima causa di irritazione alla pelle.

10) Viso. “Tossina botulinica e filler per essere belli possono essere un prezzo un po’ alto da pagare, per attenuare o far scomparire rughe e inestetismi – osserva infine il dermatologo plastico Antonino Di Pietro -. Prestare attenzione e valutare attentamente le promesse di trattamenti “miracolosi” ma dalle innumerevole insidie e che possono avere conseguenze talvolta irrimediabili”.

Fonte: www.antoninodipietro.it