Archivio mensile:giugno 2013

19 mercoledì Giu 2013

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I tre ruoli fondamentali che proponiamo nelle relazioni: genitore, bambino , adulto
Genitore, bambino e adulto convivono in ognuno di noi ed emergono alternativamente a seconda delle circostanze e delle esigenze.

IL GENITORE
Il ruolo del genitore rappresenta, in linea di massima, il mondo del dovere e delle regole. Può avere due valenze, normativa e affettiva. La parte normativa, può esprimersi in modo solare, offrendo indicazioni, insegnamenti e “sani” valori, ma anche trascendere negativamente, criticando sistematicamente, imponendo, rimproverando o anche punendo.
Quella affettiva, a sua volta, può esprimersi in modalità positiva, prendendosi cura, sostenendo e incoraggiando, ma anche negativamente, diventando iperprotettiva e invadente.

IL BAMBINO
Il ruolo del bambino circoscrive la nostra parte emotiva, quella più spontanea, quella legata al piacere, ma anche alla paura. La nostra parte bambina può essere “adattata” o “ribelle”. E’ adattata positivamente quando segue, con piacere, le regole del genitore normativo interiore. Negativamente invece, quando accetta alcune situazioni solo per piacere agli altri, o per un secondo fine. In quest’ultimo caso, se il bambino non raggiunge il suo scopo, può diventare lamentoso interpretando il ruolo della vittima. La parte ribelle a sua volta, è positiva quando rappresenta spirito di intraprendenza, coraggio di battere nuove strade, capacità di reagire alle avversità, negativa, quando lo è in modo sistematico rispetto ad ogni cosa.

L’ADULTO
La nostra parte adulta è quella normalmente definita “razionale”. E’ la nostra mente analitica, che analizza e pondera le circostanze, con un approccio “intellettuale” piuttosto che emotivo.
E’ la parte che non drammatizza, bensì analizza rispetto ai dati che ha a disposizione per trovare delle soluzioni.

IL MONDO DELLE TRANSAZIONI

Le transazioni complementari

Il gioco delle transazioni è complesso quanto divertente da analizzare. Se in ognuno di noi convivono tre personaggi, ciò significa che in qualsiasi relazione a due, per esempio, possono entrare in gioco sei personalità e in modo trasversale.

Ma per capire il meccanismo è necessario fare un passo indietro e partire dalle transazioni complementari quelle più semplici, che ci fanno vivere sereni.
Nelle transazioni di qualsiasi tipo viene, in modo non dichiarato, messo in atto un gioco, utilizzato nelle scuole di teatro in modo esplicito: il gioco del “Chi”, ovvero “Chi voglio che tu sia”. Quando ci rivolgiamo a una persona, in verità, ci aspettiamo di accedere, a seconda delle circostanze, a una parte precisa della sua personalità. A volte vogliamo che l’altro ci risponda con “l’adulto”, quando cerchiamo una risposta ponderata e razionale, altre con “il bambino”, quando abbiamo voglia di spensieratezza, altre ancora con il genitore, se cerchiamo, per esempio, conforto. Se troviamo corrispondenza rispetto alle nostre aspettative la transazione risulta complementare.

Facciamo un esempio:

La moglie dice al marito “ Non so se riuscirò a farcela”
E’ nel bambino e sta cercando una risposta dal genitore affettivo.

Il marito risponde “Ma certo amore che ce la farai, non ho dubbi”.
Risponde con il genitore affettivo. Dandole il conforto che cercava.

La transazione si è conclusa positivamente con soddisfazione di entrambi. E’ una transazione complementare.

Le transazioni incrociate

Ma non sempre le transazioni si chiudono favorevolmente. A volte le nostre aspettative di ruolo vengono disattese con delle “transazioni incrociate”.
Vediamone un paio di esempi:

Il marito chiede alla moglie: “ Hai visto le mie chiavi?”
E’ nell’adulto e vorrebbe un risposta dall’adulto

La moglie risponde: “Ma possibile che non sei mai in grado di ricordarti dove le hai messe?”
Risponde con il genitore normativo incrociando la transazione.

Il capo chiede alla segretaria : “Non trovo più la pratica su cui abbiamo lavorato ieri. Per caso l’ha spostata da qualche parte?
E’ nell’adulto e vorrebbe un risposta dall’adulto

La segretaria risponde: “Ma perché deve sempre dare la colpa a me delle cose che non trova?
Risponde col bambino lamentoso entrando nel ruolo della vittima.
Anche in questo caso siamo di fronte a una “transazione incrociata”. Il capo si sarebbe aspettato una risposta dalla parte adulta della segretaria, e invece riceve una lamentela che potrebbe innescare un meccanismo polemico a escalation.

In altre parole ogni volta che incrociamo una transazione, non abbiamo interpretato correttamente la richiesta di ruolo del nostro interlocutore. Oppure abbiamo interpretato correttamente il ruolo che l’altro ci vorrebbe affibbiare, ma non intendiamo accettarlo.
Nel primo caso, possiamo parlare di una mancanza di attenzione e di ascolto delle necessità altrui, nel secondo invece di un’efficace strategia difensiva. Perché in effetti non sempre è sbagliato incrociare la transazioni.

Quando è utile “incrociare le transazioni”

In molte situazioni ci potrà accadere di trovarci a contatto con delle persone che si arrogano arbitrariamente il diritto di farci “l’interrogatorio”, obbligandoci a interpretare il ruolo di chi deve fornire giustificazioni. In quel caso, se riteniamo che la persona non abbia alcun ruolo e titolo per pretendere da noi spiegazioni di qualsiasi tipo, non dovremo entrare nel gioco. Il fornire infatti delle spiegazioni, ci proietterebbe immediatamente in una posizione di svantaggio, quasi impossibile da recuperare. Ogni risposta, sarebbe infatti motivo per il nostro interlocutore di nuove domande, con l’unico scopo di metterci alle corde. La soluzione in questo caso è incrociare fin dall’inizio la transazione rispondendo all’attacco in modo speculare e quindi rovesciando i ruoli.

Facciamo un esempio:

Utilizzo un dialogo che mi è stato realmente riportato, avvenuto tra 2 soci di una società immobiliare.

Socio A: Vorrei capire perché ti ostini a volerti presentare senza cravatta.
Il gioco impostato dal socio A è del tipo genitore-bambino. Se il socio B rispondesse, rimanendo nel merito, accetterebbe il ruolo del “bambino” che si deve giustificare e si ritroverebbe ad affrontare, in ogni caso, un percorso in salita.

Socio B: Mi spieghi perché ritieni così importante l’indossare la cravatta?
Il socio B incrocia la transazione non rispondendo col bambino, come vorrebbe il socio A, ma col genitore. In questo modo ha attuato un rovesciamento di ruolo impostando un nuovo gioco, nel quale il socio A diventa il bambino che deve giustificare le sue convinzioni. Ora il percorso in salita è per il socio A.

Probabilmente a molti di voi saranno venuti in mente tanti dialoghi, telefonici e non, avvenuti con venditori che avevano messo in atto un gioco genitore-bambino.
Da adesso in poi ricordatevi che se non volete acquistare qualcosa e vi scoccia dover dare spiegazioni, non siete mai tenuti a fornire giustificazioni di alcun tipo. Di fronte ai più ostinati potrete sempre ricorrere a un rovesciamento di ruoli con la fatidica frase:” Perché ritiene che dovrei giustificarle le mie decisioni?” Di solito il venditore a questo punto batte in ritirata, ma nel caso fosse veramente caparbio, il consiglio è di limitarvi a un semplice “Le ho già risposto”. A questo punto è veramente difficile, per non dire impossibile, che la discussione possa procedere.